martedì 28 febbraio 2012

Nonviolenza?

Chissà perché le idee da fissare, su un foglio o su un post, mi vengono sempre ad orari improbabili...
Forse perché preferisco lasciar decantare le idee, fare in modo che siano alla giusta distanza, quella che permette di parlarne lucidamente e non lasciarsi travolgere dagli umori del momento.
Ma oggi questo pensiero mi gira nella testa, e non vuole saperne né di raffreddarsi né di andarsene.
Ho visto su Rai24 un signore (di cui non ricordo assolutamente il nome) che si proclamava allibito dal fallimento totale della politica non violenta. Lui, acceso sostenitore di questa pratica, si diceva basito dalla sua inutilità di fronte a forze menefreghiste come quelle che sono in gioco oggi. Lo spunto era il video che mostra il manifestante NO TAV cadere dal traliccio su cui si era arrampicato inseguito da un poliziotto. La cosa veramente drammatica è stato vedere come le macchine (i lavoratori) non si sono minimamente curate di quanto stava accadendo, lui sarebbe anche potuto morire ma i lavori non si sarebbero fermati. A cosa serve la via pacifica di fronte a chi se ne frega completamente del nostro punto di vista e del nostro - legittimo, peraltro - diritto a manifestare un dissenso?
Anche io ho sempre pensato alla nonviolenza come unica via di dialogo, eppure le parole di questo signore mi hanno acceso più di un campanello. Fino a che punto siamo disposti a sopportare? Fino a che punto siamo disposti a subire? Fino a che punto possono calpestarci e deridere i nostri diritti senza provocare in noi una reazione uguale e contraria, che spazzi via la loro insolenza? C'è una linea sottile, tra star fermi e subire...cosa pensi di fare? Da che parte vuoi stare?

martedì 14 febbraio 2012

14 anni il 14

Si può essere così tardoadolescenziali da fidanzarsi il giorno di quell'inutile festa che va sotto il nome di San Valentino e costringersi così a doverlo ricordare sempre sempre?
Evidentemente si può. TI AMO 

martedì 7 febbraio 2012

Cosa farai da grande?

Non ho molti ricordi su quel che pensavo di me e della mia vita quando ero bambina. Ricordo con precisione però che mi vedevo a 27 anni con un lavoro non meglio identificato, un figlio e un altro in arrivo. Non mi esaltava granché, questa previsione, peraltro copiata spudoratamente da una mia compagna di classe.
Ho sempre pensato a me con un libro in mano; mi sentivo portata per una carriera di studi, mi emozionavo pensando alla vita di Leopardi, bruciata completamente sui libri. In realtà non sono mai stata una cima a scuola, studiavo solo quello che volevo, o meglio, sprecavo ore cercando di studiare quello che non mi interessava, perché quello che mi piaceva lo avevo già assorbito in modi sconosciuti. Ma la visione di me con un libro in mano e circondata da volumi era tutto ciò che mi faceva sentire realizzata. E, dopo anni, ho almeno in parte raggiunto questa mia idea di me. Lavorare in biblioteca mi fa stare bene, sento di essere nata per fare il topolino tra i libri. Signori, mi hanno rinnovato il contratto, e il sogno prosegue per due anni. Se non dovesse continuare dopo quella data, almeno avrò avuto la possibilità di abitare il mio sogno per un po'...