martedì 1 aprile 2014

L'opera prima

Come ci si deve sentire, a scrivere subito la tua opera più bella, quella che ti garantirà fama immortale (si presume), quella al cui confronto spariranno tutte le produzioni successive?
Me lo sto chiedendo mentre leggo "Revolutionary Road" di Richard Yates, e, fatto curioso, me lo sono chiesta durante la lettura di "Il caso Harry Quebert", in cui ad uno dei personaggi capitava la stessa cosa.
Deve essere devastante e tremendamente decadente sapere che si è già dato tutto, in un'unica e incandescente fiammata di genio, e che niente potrà mai più avvicinarsi.
Ovvio, a me non capiterà mai, ma mi immagino questi autori guardare il tramonto, seduti su una terrazza che guarda l'oceano, un bicchiere di whisky tra le mani. E aspettare, aspettare che il genio capriccioso torni ad abitare le loro penne, e consumarsi in quell'attesa senza pace. Mi sembra quasi di sentire, di provare, quello che sentono loro.
Forse è ora che posi per un po' i libri e che vada a prendere una bella boccata d'aria, va' :)

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